A proposito di iniziazione cristiana

Le diocesi di Roma e Milano presentano situazioni analoghe, le stesse difficoltà e problematiche nell’accompagnare i ragazzi all’iniziazione cristiana. Come immaginare una adeguata «pastorale catechistica».

Roma: comunità e famiglia per l’iniziazione cristiana

□ Nel mese di giugno la diocesi di Roma ha tenuto un Convegno pastorale sul tema: Un popolo che genera i suoi figli. Comunità e famiglia nelle grandi tappe dell’iniziazione cristiana.

□ Il cardinale vicario Agostino Vallini ha accolto papa Francesco, che ha portato ai partecipanti il suo saluto, e ha ricordato che il Vicariato romano, dopo aver dedicato una prima tappa alla pastorale del Battesimo e al coinvolgimento delle famiglie nei primi anni che seguono, ha portato quest’anno l’attenzione sulla Confermazione e l’Eucaristia.

□ Mons. Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico, ha manifestato apprezzamento per la positiva riuscita del Convegno, ma ha lasciato nello stesso tempo qualche dato problematico: «Ci sarà tempo per riflettere su quanto è emerso e formulare una proposta diocesana sul rinnovamento dell’iniziazione cristiana», ha detto, concludendo: «Basti pensare, ad esempio, che il 40% dei ragazzi che fanno la prima Comunione non si iscrivono poi al catechismo per la Cresima».

Milano: comunità educanti per incontrare davvero Gesù

□ L’arcivescovo cardinal Scola, intervenendo con una nota pastorale sul tema della «Comunità educante», che ha coinvolto a lungo la diocesi di Milano, ha constatato che le «oggettive difficoltà» che incontra la Chiesa nel suo compito di evangelizzazione dipendono dal «contesto di frammentazione in cui viviamo».

□ Pensando in particolare ai più piccoli, impegnati nel percorso di iniziazione cristiana, l’arcivescovo ha osservato che «i nostri ragazzi passano ogni giorno dalla famiglia alla scuola, allo sport, alla musica, all’oratorio, al catechismo, attraversano comparti stagni senza potersi ancorare a un filo rosso che unifichi la loro giornata».

□ E sugli incontri di catechismo ha aggiunto: «Al di là della dedizione encomiabile di decine di migliaia di educatori, i ragazzi sentono il catechismo come una sorta di doposcuola che li porterà al traguardo della Confermazione, giocoforza inteso dalla maggioranza con il termine di un percorso».

 

□ In queste due esperienze troviamo esposto chiaramente il nuovo contesto in cui siamo chiamati ormai a mandare avanti la nostra missione di catechisti. Ma riteniamo positivo questo guardare con molto realismo alla situazione, per individuare itinerari nuovi e più mirati. Se la catechesi ‒ pur con le difficoltà nuove che incontra ‒ è una delle realtà più positive della Chiesa italiana, ha però sicuramente bisogno di essere inserita meglio nella vita pastorale della comunità parrocchiale.

□ Scrive il catecheta André Fossion che la catechesi ha certamente bisogno di una spiegazione della fede appropriata, giusta e pertinente per la vita, ma che questo non è sufficiente. «Per dare credito e sostanza ai contenuti, sono anche necessarie le esperienze di vita, gli incontri con persone significative… Si parla, giustamente, di pastorale catechistica».

FOTO IN ALTO. Il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano.

Umberto De Vanna