Gesù, il buon pastore
La copertina presenta un’immagine «classica» di Gesù, e aiuta il gruppo di Luisa a entrare nel modo di fare di Gesù e della sua Chiesa.
Parliamo di Lui
Questa volta non ci vuole più di un secondo per riconoscere il protagonista: è Gesù e si sta occupando delle sue pecore.
Filippo vuole fare un po’ lo spiritoso: «Ma Gesù non faceva il falegname? Quindi non ha mai fatto il pastore!».
«Lo ha fatto, ma in un modo diverso», precisa Luisa.
Professione pastore
«Io non ho mai visto un pastore», confessa Giusy. «Cosa fa durante la giornata?».
«Si prende cura delle sue pecore. Ha costruito per loro un rifugio per la notte. Di giorno le conduce ai pascoli migliori e controlla che nessuna si perda o si faccia male».
«Quindi è un bel mestiere, all’aria aperta». Tony sta sognando un po’.
«Beh, ha i suoi pregi e i suoi difetti. Sicuramente ci si sporca, e non di biro…».
Luisa lascia immaginare. «È un lavoro che ha bisogno di amore e passione. Gesù dice che un buon pastore ─ a differenza di un guardiano a pagamento ─ non scappa quando vede il pericolo del lupo. Perché le pecore sono sue. Gesù considera così ciascuno di noi: suoi discepoli, suoi fratelli».
Sui passi di Francesco
«A me il disegno ricorda una foto di papa Francesco. Ho visto una volta che anche lui aveva una pecora sulle spalle!». Sonia si illumina pensando a lui.’
«Sì, mentre assisteva a un presepe vivente gli hanno messo sulle spalle un agnellino. Lui è stato al gioco e si è messo a ridere. E la foto ha fatto il giro del mondo. Questo papa ricorda Gesù, soprattutto nei confronti delle pecore smarrite, dei poveri e degli ultimi che hanno bisogno della misericordia di Dio».
«Cos’è la misericordia?». Quando non capisce, per fortuna, Claudia chiede il significato delle parole!
«È la virtù del cuore di Dio: ama e perdona le creature “misere”, coloro che sanno di aver bisogno di Lui». Luisa sa che quest’anno sarà un Giubileo della Misericordia. Questa parola deve iniziare a entrare nei ragazzi. Ma ora le interessa un ultimo aspetto.
Pastori, anche noi
«Non solo i grandi sono chiamati a essere buoni pastori, a prendersi cura di qualcun altro…».
«Io spesso devo star dietro al mio fratellino più piccolo». Franca sta seguendo.
«Io per una settimana ho dovuto aiutare mio nonno che si è rotto una gamba». Anche Filippo ha centrato l’argomento.
«Io do sempre da mangiare al mio pesciolino rosso». Luca non vuol essere da meno!
«Bravi. Proprio ciò che intendevo! Gesù ci insegna uno stile di vita, e non c’è bisogno di essere professori o adulti per metterlo in pratica. Tutte le volte che vogliamo bene a qualcuno, e siamo attenti ad aiutarlo, Gesù è felice, perché sa che il suo gregge di uomini è in buone mani».
Luisa guarda orgogliosa i suoi ragazzi. Mai come oggi si sente chioccia, anzi, pastora.
Nella foto: Papa Francesco, anche lui Buon Pastore!
PER L’APPROFONDIMENTO
° Noi catechisti siamo i pastori più visibili dei nostri ragazzi. Quanto teniamo a loro? Quanto tempo gli dedichiamo? Sono presenti nella nostra preghiera?
° «Conosco le mie pecore ed esse conoscono me», dice Gesù. Quanto le conosciamo? Quanto conoscono loro di noi?
° Gesù ha un pensiero per le pecore che non sono nel recinto. Cosa facciamo, come comunità, per i ragazzi che non vengono a catechismo, perché appartenenti a famiglie indifferenti o di altre religioni? C’è disponibilità e accoglienza nei loro confronti?
PIERFORTUNATO RAIMONDO