Editoriale
Valter Rossi
Ottimisti, pessimisti o di speranza?
Dicono che il pessimista sia un ottimista bene informato! ma credo che questa definizione sia stata inventata da un pessimista tout court, e lasci il tempo che trova.
L’ottimista ingenuo
Il rischio di essere ottimista per professione, che vede il bicchiere mezzo pieno anche quando avrebbe bisogno di tutta la caraffa, che non ha il coraggio di guardare in faccia i problemi e che, tantomeno, ne cerca le soluzioni, rischia di passare per ingenuo. Le difficoltà – anche nel campo dell’educazione e della trasmissione della fede – ci sono e non sono irrilevanti: coinvolgono aspetti della società e della cultura al di fuori della nostra portata e senza spiragli di soluzione. E allora ridiamo, siamo ottimisti, qualcosa succederà! Ma nascosto dietro questo illusorio ottimismo, si nasconde la poca voglia di fare e di agire per il cambiamento.
Il pessimista disilluso
Sull’altra sponda ci sono loro, i pessimisti cronici. Tutto ciò che gli altri fanno non funziona e non funzionerà mai. La gente si illude ma loro, lucidissimi, sanno di andare verso il baratro… senza fare nulla. hanno mille ricette pronte, ma «nessuno mi ascolta!». E così sono perfetti nella critica pungente, che taglia le gambe ai volenterosi che per non sapere niente, cercano di fare qualcosa, lasciando il più nelle mani del Signore. Loro no, perché, probabilmente, anche Dio si è stufato di tanta “ingenuità”. E mentre i primi corrono in tondo, questi si sono semplicemente seduti.
Uomini e donne di Speranza
Né ottimisti né pessimisti, ma uomini e donne di speranza, con i piedi per terra e la testa in cielo, che sanno che la storia del mondo e la vita delle persone non può essere letta solo da logiche umane, ma va guardata con gli occhi di Dio, che scrive diritto anche sulle righe più contorte dell’umanità, e che si alza ogni mattina ascoltando il Signore che dice: «Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo» (Gv 16,33).
Ecco perché continuiamo ad essere catechisti!