Francesco Vanotti
Per iniziare un bambino ci vuole una comunità
Comunità, comunità, comunità
Abbiamo chiesto a don Francesco Vanotti, direttore dell’Ufficio
per la Pastorale della Scuola e dell’Università della Diocesi di Como,
di indicarci alcuni punti chiave per impostare in modo corretto
l’azione catechistica. Ecco le sue indicazioni.
Prendiamo spunto da un celebre detto africano («per educare un figlio ci vuole un villaggio») e proviamo a rileggerlo a partire dall’esperienza iniziatica presente nelle nostre comunità.
Che cosa significa iniziare alla fede?
Iniziare è il contrario di educare. Educare, infatti, significa portare fuori e non tirare fuori (a meno che non abbiamo una visione magica del bambino): significa portare il bambino a contatto con il mondo esterno, portarlo a corrispondergli in modo adeguato, dando significato alla sua esperienza di vita. Al contrario, l’azione iniziatica consiste nel portare dentro: portare il bambino nel mistero di Dio e nel mistero del Regno, verso l’incontro reale con il Signore Gesù.
Certamente dobbiamo ricordare che l’evangelizzazione comporta anche una dimensione educativa e nessuno lo vuole negare.
Ma tra queste due dimensioni è necessario operare una scelta preponderante. Se in un tempo di socializzazione religiosa si poteva dare più peso al versante educativo, in questo cambio d’epoca (come ci ricorda spesso papa Francesco) è chiesto di ridefinire il nostro baricentro e quindi è necessario che l’iniziare superi l’educare. In tal senso, ricordiamo come il bambino sia già predisposto
ad entrare in relazione con Dio. Ogni bambino è, in altre parole, capax dei. Ricerche testimoniano come già nei primi anni di vita il bambino vive una naturale predisposizione all’approccio con Dio. La logica conseguenza è affermare come, a partire da questo punto, non ci sia bisogno di particolari artifici educativi e didattici.
Eppure, nonostante questo, abbiamo fatto dell’iniziazione cristiana e della catechesi in generale un atto competente. Competente
è un atto che richiede, per essere messo in atto, un preciso training, una forte consapevolezza e motivazione, il seguire corsi specialistici che costruiranno competenze particolari, al fine di formare la figura del catechista “supercompetente”.
Nel 2014 è stato pubblicato…
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