Pierfortunato Raimondo
Ascolto, partecipazione e confronto
Facciamo sinodo,
camminiamo insieme
La scelta di un lungo e strutturato cammino sinodale della Chiesa italiana è segno di ricerca e rinnovamento, anzitutto metodologico, dell’identità cristiana e del suo posizionamento nel mondo attuale. Le sue istanze hanno indubbie conseguenze sull’evangelizzazione e sulla catechesi.
Una forma concreta nella via dell’evangelizzazione è la pratica sinodale. Una rinnovata coscienza dell’identità missionaria richiede oggi una maggiore capacità di condividere, comunicare, incontrarsi, così da camminare insieme sulla via di Cristo e nella docilità allo Spirito (Direttorio della Catechesi, 289).
Nuovo sinodo o sinodo nuovo?
Prima la nuova evangelizzazione, poi la famiglia, i giovani e l’Amazzonia. E il prossimo, nel 2023, sulla sinodalità. Se la pratica sinodale è una caratteristica originaria della Chiesa, non possiamo negare che con papa Francesco abbia avuto grande impulso e risonanza mediatica. Ma soprattutto che punti a diventare metodo nella prassi pastorale del nostro tempo.
La Chiesa italiana non si è limitata a prepararsi al prossimo sinodo, ma ha lanciato un cammino sinodale proiettato su tutto il decennio. Alle fasi «narrativa, sapienziale e profetica» già annunciate, si ha l’intenzione di individuare precise «scelte evangeliche da incarnare nella vita della comunità» dopo il 2025.
Il sociologo Garelli lo definisce «novità assoluta per la Chiesa italiana», abituata a convegni e piani pastorali decennali; nota il «passaggio da un modo di procedere deduttivo e applicativo» a una «ricerca e sperimentazione che costruisce l’agire pastorale dal basso», in ascolto dei territori, con la partecipazione attiva di tutti, in un confronto circolare che confluisce in un momento unitario, e poi torna ad arricchire le comunità locali.
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