Giorgio Agagliati

 Reinterpretare in modo creativo l’esperienza di fede

Alla ricerca di germogli nuovi

Abbiamo intervistato Paola Bignardi, in occasione del suo ultimo saggio Metamorfosi del credere, che ci aiuta ad entrare in contatto con le nuove sensibilità del mondo giovanile e a far diventare questa crisi comunicativa con le nuove generazioni una vera opportunità di crescita pe il tessuto ecclesiale.

La ricerca condotta da Paola Bignardi, pedagogista, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, e coordinatrice dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e il saggio Metamorfosi del credere pubblicato con Queriniana nel 2022 mostrano chiaramente che, nel racconto dei giovani, oggi si diventa credenti per motivi e secondo percorsi decisamente diversi dal passato. Cominciamo allora da qui:

Come si diventava credenti in passato?

La gente andava a Messa la domenica, battezzava i figli e si sposava in Chiesa. La vita della parrocchia era abbastanza semplice: non c’era una miriade di iniziative pensate per i ragazzi. E poi c’era il catechismo, noioso quel tanto che basta: studiavamo le risposte a memoria, quanto a capirne il senso, era un’altra cosa… Al centro della nostra educazione religiosa c’era la dottrina da imparare e alcune pratiche da osservare, alcuni comportamenti morali cui attenerci. Dopo quella stagione, alcuni – pochi – si allontanavano, moltissimi continuavano a vivere comportamenti consoni a ciò che era stato insegnato. D’altra parte, così facevano tutti e la pressione sociale era un persuasore fortissimo.

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