Dicembre 2024

Nasce la speranza

Si apre la porta della speranza ai pellegrini del mondo. Si apre la porta della vita a tutti coloro che sanno mettersi in cammino. Si viene accolti nella casa della misericordia, per costruire la comunità
della pace.

La porta della speranza

È bello e significativo che proprio il 24 dicembre si apra la Porta santa in Vaticano. Gesù che viene nel mondo spalanca la porta che era stata (simbolicamente) sbarrata dall’angelo nel giardino del paradiso terrestre. Finalmente la Vergine Maria schiaccia la testa all’antico avversario e possiamo tornare a camminare in compagnia amorevole con Dio. Fugge l’ansia dai cuori s’accende la speranza: emerge sopra il caos un’iride di pace.

La porta della vita

Siamo chiamati a metterci in cammino, per attraversare la porta che dà la vita: Gesù che ci dice «Io sono la via, la verità e la vita, chi segue me non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Le tante luci che illuminano questo tempo ce lo ricordano bene: ogni uomo ha tanto bisogno di luce e questo tempo per certi versi oscuro e incapace di vedere la presenza del Signore deve essere illuminato almeno un poco, come dalla flebile ma insistente luce della stella che condusse i Magi alla porta della grotta.

La casa della misericordia

Si entra, o meglio si viene accolti nella casa stessa di Dio, umile dimora che non ci si aspetta, semplice presepe dove l’Immenso prende dimora. Qui gli angeli cantano la gloria di Dio e annunciano la pace nella terra agli uomini, che Dio ama. Sì, Dio ama! Dio è amore fedele e che sa perdonare. Quella mamma con in braccio il bambino, San Giuseppe custode amorevole sono il segno della misericordia che riconcilia il mondo a sé.

La comunità della pace

Intorno a quella grotta affluiscono i popoli cercatori di pace, e ognuno di noi è chiamato a costruire un ambiente in cui si possano respirare tutti i profumi della pace: la giustizia, la verità, il rispetto reciproco, l’accoglienza, la
gioia.

Buon Natale a tutti voi: portate questo annuncio ai vostri bambini.

VALTER ROSSI

Novembre 2024

Formarsi e lanciarsi 

I catechisti sono chiamati ad una formazione costante, di fronte ad situazioni sempre più complesse ed esigenti, ma questo non significa accrescere i timori. L’importante è buttarsi.

 

Esigenza di formazione.

Che sia indispensabile form

arsi, prepararsi, studiare, approfondire… è innegabile. Le sfide che i ragazzi, le famiglie, la società multi-tutto, il cambiamento d’epoca… ci pongono non possono essere affrontate con superficialità e pressapochismo. L’abbiamo-sempre-fatto-così è quanto mai dannoso e obsoleto e rischia non solo di non ottenere i risultati sperati, ma di fare ancora più danni e di peggiorare la situazione già precaria delle nostre comunità cristiane.

L’importanza dell’azione

Ma il nostro metodo non parte dalla formazione, ma dall’azione.

Non aspettiamo il momento in cui abbiamo capito tutto, letto ogni documento, approfondito tutti i manuali, acquistato tutte le guide possibili e immaginabili, scaricato tutti i sussidi dalla rete… per poi iniziare a far qualcosa. Non partiremmo mai. Non ci sarà mai il momento in cui poter dire: «Adesso sono pronto». Anche perché la catechesi non può essere una attività da super specialisti, super formati, delegati a questo e guai a chi si intromette. È un’azione di tutta la comunità, con modalità differenti e complementari, certo, ma che non esclude nessuno, neanche il genitore più lontano che non vede l’ora che tutto sia finito.

Il coraggio di lanciarsi

Noi ci lanciamo, proviamo, sperimentiamo con il coraggio e la fiducia di chi mette tutto nelle mani del Signore, docili allo Spirito Santo, sicuri del sostegno del Padre.

E mentre facciamo, troviamo il tempo per ripensare, a verificare, ad ascoltare, per poi fare meglio.

Azione, riflessione, per un’azione rinnovata e più efficace.

Ecco che cosa facciamo.

VALTER ROSSI

Settembre-Ottobre 2024

Organizzarsi per tempo

L’organizzazione – si dice – è tutto nella vita, a meno che a furia di organizzare ci si dimentichi della vita. Per questo, ogni buona catechista sa che è importante organizzare tutto per tempo, lasciando tanto spazio alla vita nella sua bellezza e imprevedibilità.

 

Tempo di programmazioni

Il catechismo, lo diciamo sovente, non deve adeguarsi obbligatoriamente ai tempi della scuola, ma trovare e utilizzare tempi significativi e continuativi per avviare percorsi di maturazione di fede. Allo stesso modo deve integrare anche gli altri aspetti importanti della vita cristiana, la liturgia, la carità e la fraternità. In molte parrocchie, i mesi di settembre e di ottobre non vedono più l’inizio del catechismo, ma sono dedicati alla programmazione, alla convocazione dei bambini, alle relazioni con i genitori, alla preparazione degli ambienti…
Per questo programmare è indispensabile, calendario e altri strumenti alla mano, con precisione e lungimiranza.

Uno strumento a servizio

Ci siamo accorti che Dossier Catechista incontra problemi sovente non dipendenti da noi, ma comunque significativi: ritardi di consegna delle poste, indirizzi non conformi, numeri mancati…
Molto dipende dal fatto che il tempo migliore per fare o rifare l’abbonamento sarebbe proprio il mese di giugno, che però nasconde incognite, dubbi e incertezze: quanti catechisti ci saranno, quanti bambini si iscriveranno, ci saranno dei cambiamenti “strutturali”? …Meglio aspettare.

Per questi e altri motivi e difficoltà, stiamo rivedendo la distribuzione dei numeri nell’anno, e questo primo numero offre proposte sia per la programmazione che per i mesi di settembre e ottobre. Ai primi di settembre riceverete già il numero di novembre. I numeri successivi arriveranno solo a chi si sarà abbonato entro metà settembre; oltre si rischiano i ritardi.

Buon inizio anno

Mentre saluto tutti i nostri abbonati, invito i parroci, sempre troppo oberati di impegni, di ricordarsi dell’abbonamento di Dossier Catechista o di delegare a qualche laico. Faranno sicuramente bene.

 

VALTER ROSSI

Maggio 2024

Soli Deo gloria

Siamo arrivati al numero 8 di questa annata 2023/2024, con qualche difficoltà e tante soddisfazioni. Ma come dice san Paolo a Timoteo, abbiamo combattuto la buona battaglia, abbiamo terminato la nostra corsa, abbiamo conservato la fede.

Al caro Timoteo
Come Paolo scrive al suo amico, anch’io vi porto il saluto mio e di tutta la redazione. Abbiamo condiviso le fatiche e le gioie di un annuncio ricco di sfide. San Paolo dice: «Ci sarà un tempo nel quale gli uomini non vorranno più ascoltare la sana dottrina, ma seguiranno le loro voglie: si procureranno molti nuovi maestri, i quali insegneranno le cose che essi avranno voglia di ascoltare. Non daranno più ascolto alla verità e andranno dietro alle favole. Tu però sta’ sempre in guardia…» (2Tm 4,3-5).

Dema mi ha abbandonatoIl calo di abbonamenti è una realtà con cui tutti i periodici e i giornali devono fare i conti. Ci sono tanti motivi, spero che tra di essi non ci sia la poca qualità della rivista, perché ci mettiamo anima e cuore, ma se potete farci un po’ di pubblicità… E rinnovate al più presto. Come al solito, invieremo i primi due numeri a tutti gli abbonati dell’annata precedente, ma ci accorgiamo del rischio che vedendo i primi numeri arrivare “magicamente senza pagare”, ci si dimentichi di rinnovare.

Alessandro il ramaio
È quello che procura molti guai a Paolo. Per noi chi ci ha procurato molti guai è stata la spedizione. Per quanto anticipiamo la produzione, la stampa e l’invio alle Poste, in alcuni mesi abbiamo avuto grossi ritardi nelle consegne. Creando, a catena, insoddisfazione e (giuste) lamentele.
Anticiperemo anche il materiale sul sito www.dossiercatechista.org, ma se avete dei problemi non aspettate e chiamateci subito!

Eubùlo, Pudènte, Lino, Claudia
Sono i fratelli nella fede che salutano insieme a Paolo. E con loro ci sono tutti i collaboratori della rivista che con fantasia ed entusiasmo continuano a rendere la rivista ricca e stimolante. Ma siete anche tutti voi, ogni volta che ci mandate un saluto, un’idea, le foto delle vostre iniziative, una mail per chiedere un parere o raccontarci le
vostre difficoltà e i successi.
Siamo una bella famiglia sparsa in tutta l’Italia, fucina di una catechesi ricca e articolata, che si impegna ogni giorno per diffondere l’amore del Signore. A lui la gloria per sempre!
Amen.

 

VALTER ROSSI

Focus Aprile 2024

L’editoriale di dicembre 2023: una riflessione sulla conclusione del mandato di catechista per “raggiuti limiti d’età”.

Aprile 2024

Non è mai troppa, la gioia

Vivere in pienezza il tempo pasquale, il tempo della gioia e dell’Alleluja, è tanto importante quanto il kerygma, è il cuore stesso del nostro annuncio, il primo e il più importante.

Il kerygma.  Se ne sente spesso parlare, di catechesi kerygmatica, di annuncio kerigmatico… anche se non sempre sappiamo tradurre in italiano questa strana parola. Letteralmente significa: “gridare” o “proclamare”, è il verbo del banditore, che cerca di alzare al massimo il valore di ciò che propone, al grido di «Chi offre di più?».
Cosa possiamo offrire di più che il Cristo risorto, vincitore della morte e del male, che ha rovesciato la pietra del sepolcro, ha effuso lo Spirito, ha donato la pace, ha riportato la gioia! Quale altro annuncio può dare più gioia?

Così scriveva don Franco Delpiano, sacerdote salesiano, morto a 42 anni di leucemia, inviando un saluto e un augurio ai suoi giovani a pochi giorni dalla sua morte:

«Se nonostante tutto siamo ottimisti,
è perché Cristo è risorto.
Se spero in un mondo migliore
è perché Cristo è risorto!
Se non mi spavento di me stesso
è perché Cristo è risorto!
Immersi nella sua morte e Risurrezione,
risorgiamo ogni giorno.
Un augurio a voi:
sentite Cristo risorto
anche per ognuno di voi
e per tutti i vostri cari».

Così sia per ognuno di noi, che il Signore invia per essere testimoni del Risorto, il Dio della gioia che nasce da un cuore pieno di fede, di speranza e d’amore.

 

VALTER ROSSI

Focus Marzo 2024

L’editoriale di dicembre 2023: una riflessione sulla conclusione del mandato di catechista per “raggiuti limiti d’età”.

Marzo 2024

Sette parole

Se dovessimo condensare il senso della Quaresima e della Pasqua in sette parole quali sceglieremmo? Sono contenute nelle sette frasi che Gesù pronuncia dalla croce.

 

Perdono. In una società che permette tutto e non perdona nulla non è facile pronunciare questa parola, ma l’allenamento per essere uomini di perdono è alla portata di tutti: si impara a perdonare ricevendo il perdono su di sé. Alleniamoci tanto!

Paradiso. È la grande promessa che Gesù non fa solo al ladrone pentito, ma a tutti coloro che riconoscono con umiltà di essere in cammino e fanno esperienza del cuore misericordioso del Padre. Camminiamo ogni giorno con lo sguardo al Cielo.

Madre e figlio. C’è Maria, ci siamo noi e c’è la Chiesa, in questa frase. C’è un Dio che non lascia mai solo l’uomo, ma gli dona un grembo materno da cui far sempre ripartire la vita. Accogliamo Maria, donna del dolore e madre della gioia nella nostra casa.

Abbandono. No, Dio non ci abbandona mai, al limite siamo noi ad abbandonarlo nei momenti in cui ne avremmo maggiormente bisogno (siamo dei Geni). Invece incominciamo ad abbandonarci fiduciosi nelle sue braccia e non avremo mai più paura.

La sete. In quell’aceto, c’è tutta la solidarietà nei confronti del mondo che vive con una sete inestinguibile di esperienze inquiete, che non possono essere dissetate che dall’acqua della salvezza che proviene dal costato di Cristo. Attingiamo a quella fonte.

Compiuto. Tutto trova senso nella croce: la vita e la morte, il peccato e la redenzione, l’albero del frutto antico e il nuovo legno della vita, l’abbraccio al mondo in quelle mani inchiodate e il cuore trafitto. Tutto, compresa la nostra vita che impara ad offrire.

Padre. È lì, sulla torre alta che scruta l’orizzonte e aspetta il nostro ritorno per aprire la sua casa e fare festa. Sa che il nostro cuore è buono perché lo ha fatto lui e il male non potrà rovinarlo. Apriamo le nostre braccia e il cuore per sentirci dire: «Tu sei mio figlio».

E la gioia della Pasqua faccia fiorire le nostre famiglie le nostre comunità.

VALTER ROSSI

Focus Febbraio 2024

L’editoriale di dicembre 2023: una riflessione sulla conclusione del mandato di catechista per “raggiuti limiti d’età”.

Febbraio 2024

Impariamo da loro

Imparare dai ragazzi e dalle ragazze che avviciniamo è fondamentale per restare giovani, accrescere le nostre capacità comunicative ed essere annunciatori credibili della buona novella del Regno.

 

Giovani e felici

La prima cosa che ci trasmettono i ragazzi e le ragazze che incontriamo a catechismo è la voglia di vivere felici, la bellezza della giovinezza, la scoperta del mondo con le sue ricchezze e diversità.  Incontrarli ci aiuta a restare giovani dentro, capaci di meravigliarci e di apprezzare ciò che abbiamo intorno. Troppe volte abbiamo paura delle novità o dei cambiamenti. Il cammino sinodale, leggete nel focus le indicazioni riguardo alla catechesi, ci invitano invece a gioire per la varietà di forme che può assumere l’itinerario della iniziazione cristiana, la bellezza del camminare insieme, il fiorire della responsabilità comune nei confronti della fedeltà al messaggio di Gesù, la forza che viene dall’Eucaristia.

Comunicatori efficaci

Abbiamo intervistato un “aspirante regista” che ha realizzato un bellissimo video per rappresentare la parabola del figliol prodigo (o del padre misericordioso). Semplice ma efficace, ci insegna a comunicare non ai ragazzi di cinquant’anni fa, quando eravamo giovani io e molte/i di voi, ma ai ragazzi di oggi, con immagini nuove tratte dal loro mondo e dalla loro immaginazione. E come per le immagini, così per le parole, le espressioni, i tempi, gli argomenti e le sensibilità cambiano e ci chiedono di cambiare, di aggiornarci, di restare giovani e al passo coi tempi.

Annunciatori credibili

L’inserto è dedicato alla narrazione. Un’arte da far crescere e coltivare, fatta di studio e di prove, di riflessione e di tentativi. La Bibbia è la grande narrazione dell’incontro tra Dio che si è fatto storia e la storia degli uomini e delle donne di un tempo e di ogni tempo. Proprio perché l’incontro con il Dio di Gesù, scopo ultimo e primo del nostro impegno, non è tanto una teoria o una dottrina, non è anzitutto un insieme di precetti morali o di teorie pseudofilosofiche, ma la storia della nostra vita, non una storiella per ingenui o creduloni, che ci fa dire come i primi discepoli: «Venite e vedrete».

VALTER ROSSI