febbraio 2021

Ritornate a me con tutto il cuore

È l’invito che risuona nella prima lettura del Mercoledì delle Ceneri, e dopo questo lungo periodo di allontanamento risuona con ancora maggiore forza. È la richiesta accorata di quel Dio che si definisce grande nell’amore

Il tempo del ritorno

La quaresima si apre proprio con questo invito a ritornare al Signore. Un grido che viene dal profondo di un cuore che ama e perdona, che non rinfaccia le assenza ma gioisce del contatto ritrovato e avvolge con le braccia forti di un padre. Siamo stati tanto tempo di vedetta sulla torre scrutando l’orizzonte in attesa di buone notizie ed ora siamo pronti a correre incontro a quei figli titubanti e timorosi nel rientrare. Siamo le braccia di quel Padre, i piedi che corrono incontro, la voce che pronuncia parole di perdono, e comanda che inizi al più presto la festa.

Messe facoltative?

Le domande non sono mai indiscrete. Lo sono, talvolta, le risposte, diceva oscar Wilde. Ci piace provocare, quando chiediamo notizie sula presenza dei bambini e dei ragazzi alle nostre celebrazioni in tempo di pandemia. Non stiamo cercando risposte, non quelle facili che accontentano chi ci fa domande indiscrete e la nostra coscienza ma lasciano tutto immutato.

Quello che non deve spegnersi in noi, piuttosto, è la voglia di inventare, di sperimentare, di provocare, di fare gesti che superino le abitudini e gli “abbiamo sempre fatto così!”.

Non sono risposte, quelle che troverete nel Focus sula presenza dei bambini del catechismo a messa, e non le vogliamo dare. Non ci piace essere banali, ci piace provocare.

La Quaresima del ritorno

Abbiamo offerto, insieme al ricco materiale che continuamente vi proponiamo, una celebrazione di inizio Quaresima, dalla struttura leggermente diversa, tutta incentrata sulla parola “ritorno”. Non inizia in chiesa, ma nelle proprie case, non propone di farsi vedere, ma di nascondersi, e soprattutto non minaccia sciagure ma annuncia il momento favorevole, il giorno della salvezza.

A tutti voi l’augurio che possiate adattarla alle vostre realtà, nei vostri quartieri, con i vostri bambini del catechismo.

Buona Quaresima di ritorno a Dio.

Rossi Valter

gennaio 2021

Buon Anno Nuovo

 

Sono sincero: mentre scrivo non so come sarà la situazione a Capodanno; non so se potremo abbracciarci e baciarci tra un bicchiere di spumante, il valzer di Strauss e i cappellini a cono; non so se avremo ripreso la nostra catechesi come sempre, le nostre liturgie animate e le chiese gremite. Non lo so, e come me nessuno lo può sapere. Ma io so che sarà un buon anno nuovo e lo voglio augurare con tutte le forze e l’ottimismo che solo Gesù Cristo può dare.

La festa della vita

Parliamo di festa, in questo numero.

Anzitutto la festa della via che nel battesimo celebriamo, accogliendo chi ci avvicina in cerca di una comunità che ama. Forse non lo sa, apparentemente ci chiede solo un rito tradizionale, ma chi si incontra con la luce non può che restare illuminato.

E poi la festa del perdono, che si ricollega strettamente al battesimo. Come avviciniamo i nostri bambini a questo grande sacramento in cui il Padre ci abbraccia e ci ricorda che siamo i suoi figli amati sempre e comunque? L’inserto ci aiuta nella riflessione e nel desiderio di rinnovamento che sta animando sempre più la catechesi in Italia, sulla spinta dei nuovi documenti appena promulgati.

Anno nuovo

Le novità, anche se velate di incertezze, non ci devono spaventare, ma entusiasmare. Pensate ai grandi missionari che partivano per portare la parola del Signore. Non conoscevano la lingua e gli usi dei popoli che stavano per raggiungere, ma li amavano e sapevano che l’amore è una lingua universale che parla ad ogni cuore, ed erano certi che ogni incontro sarebbe stato speciale.

Catechesi speciale

Continua anche il nostro approfondimento della catechesi per le persone con disabilità, aiutati dalle riflessioni di suor Veronica Donatello, responsabile italiana di questo settore della catechesi. Siamo consapevoli che al centro del nostro annuncio non ci sono i programmi (quelli lasciamoli alla scuola), ma l’incontro tra le persone e il Signore Gesù. E ogni bambino è speciale, amato da Dio e capace di scardinare le nostre certezze per sconvolgerci con la novità e la freschezza dello Spirito che sempre agisce.

Buon Anno Nuovo in nostra compagnia.

Rossi Valter

dicembre 2020

Quel gran genio del mio amico

 

Vi sarà subito tornata in mente Sì, viaggiare, la canzone del grande Lucio Battisti, e potrebbe essere parte della colonna sonora di questa ripartenza in tempo di pandemia, dopo il blocco di tante attività pastorali.

Ripartiamo insieme

Con il documento dell’Ufficio Catechistico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana Ripartiamo insieme – Linee guida per la catechesi in Italia in tempo di Covid abbiamo avuto stimoli indispensabili per viaggiare, evitando le buche più dure, senza per questo cadere nelle paure… gentilmente, senza fumo… dolcemente… rallentando per poi accelerare… e di notte con i fari illuminare chiaramente la strada, per saper dove andare… con un ritmo fluente di vita nel cuore.

Un numero un po’ diverso

Abbiamo scelto di pubblicare per intero il documento uscito già da qualche tempo, rinunciando anche ad alcune rubriche classiche come “Le vostre attività”, che si riferiscono quasi tutte al periodo pre-Covid e “Le vostre lettere” (ma continuate a scriverci e a condividere esperienze, soddisfazioni, difficoltà e riflessioni). Ci è sembrato importante fissare sulla carta un passaggio fondamentale per la ripartenza (insieme alle successive iniziative – anche digitali). Queste linee guida sono da leggere, approfondire, condividere discutere e mettere in pratica.

Pierpaolo Triani, durante il convegno “Ripartiamo insieme”, primo appuntamento online per i direttori degli Uffici catechistici diocesani ma anche per tutti i catechisti delle parrocchie italiane del 20 settembre 2020, ha ricordato che «dobbiamo mettere in azione tutta la creatività possibile, che non è necessariamente uscire dagli schemi, ma generare qualcosa di nuovo, con l’intelligenza e la sapienza degli educatori, dei catechisti, della comunità».

Quel gran genio del mio amico

Questi mesi non sono stati e non saranno inutili nella misura in cui sapremo mettere in gioco tutto noi stessi con creatività e sapienza. Non siamo soli. Il cacciavite in mano ce l’ha quel gran genio del mio amico, lo Spirito Santo. Lui di creatività e sapienza se ne intende.

Rossi Valter

novembre 2020

Santi? Perché no

Chi l’ha detto che novembre è un mese triste? È il mese che si apre con la festa della santità, con l’inno alla beatitudine: non può essere un mese triste!
Tutti possono, anzi devono puntare alla santità. Non da altare, ma da porta accanto.

I santi della porta accanto

La festa di tutti i santi ci invita a considerare la santità sotto una luce nuova: non sono i grandi santi quelli che si festeggiano in questi giorni, ma i tanti santi della porta accanto, quelli semplici e umili, che tutti hanno avuto la fortuna di incontrare almeno una volta nella vita.
Ci sono di sicuro tanti nonni che sono mancati in questi mesi, nel silenzio oscuro dell’emergenza, e tanti “eroi” che si sono spesi per curare gli altri, incuranti del pericolo. E tutti quelli che hanno fatto delle beatitudini il loro programma di vita.
Come ha detto papa Francesco: «I Santi e le Sante di ogni tempo non sono semplicemente dei simboli, degli esseri umani lontani, irraggiungibili.  Al contrario, sono persone che hanno vissuto con i piedi per terra. Hanno sperimentato la fatica quotidiana dell’esistenza con i suoi successi e i suoi fallimenti, trovando nel Signore la forza di rialzarsi sempre e proseguire il cammino. Da ciò si comprende che la santità è un traguardo che non si può conseguire soltanto con le proprie forze, ma è il frutto della grazia di Dio e della nostra libera risposta ad essa. Quindi la santità è dono e chiamata».

Parlare di santità

La vita cristiana è anzitutto pienezza e gioia, non tristezza e rinuncia. Questo siamo chiamati ad annunciare. E anche se ricordiamo i tanti defunti che hanno segnato le nostre vite (ci sarà un’occasione per ricordare i tanti defunti seppelliti senza un funerale) le nostre parole restano illuminate dalla luce che emana dalla tomba vuota del Risorto.
La morte è stata vinta e noi vivremo per sempre con lui nel suo regno di Luce. Amen

Rossi Valter

Sussidi per approfondire n° 2 20/21

Un creato che viene da Dio

Catechismo dei bambini:
  • Il creatore del cielo e della terra, pp. 72- 73
  • San Francesco pp. 132-133
Cartoni:
Una canzoncina:

ottobre 2020

In totale sicurezza

Ripartire in totale sicurezza, ormai è chiaro, è frutto dell’impegno e della collaborazione di tutti, e questo vale anche e soprattutto per ognuno di noi, parroci, catechisti, coordinatori parrocchiali che dobbiamo far ripartire la catechesi e i cammini di iniziazione cristiana.

Questione di motivazioni

Non vogliamo sentire il richiamo del Signore che dice: «I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce» (Lc 16,9). E credo che Gesù non lodi la loro scaltrezza, ma “la voglia di”, che non si ferma davanti a nessun ostacolo, che le studia tutte, che si inventa le soluzioni.
Forse in noi, che dovremmo avere motivazioni più profonde e vere, prevalgono le paure, i dubbi, i distinguo… è davvero ora di ricominciare, in sicurezza, certo, rispettando le leggi, non aggirandole, ma ricominciare, cercando la collaborazione e l’impegno di tutti. Non per rifare tutto come prima, ma per fare cose nuove meglio di prima.

Perché siamo annunciatori di una “bellezza tanto antica e sempre nuova”, partecipiamo della fantasia del Creatore e non possiamo ripetere, dobbiamo fare nuove tutte le cose.

Novità, novità, novità

Parliamo di strade nuove nel Focus a cura di Gabriele Mecca e proviamo a condividere quattro perle scoperte in questa forzata inattività; proponiamo nuove sperimentazioni, presentando il bellissimo lavoro che si nasconde dietro le quinte della preparazione del quinto volume di Passodopopaso; iniziamo il nostro aggiornamento digitale con la nuova rubrica curata da don Luca Peyron; ci interroghiamo per un cammino di formazione richiesto fortemente dal nuovo Direttorio per la Catechesi, uscito alla fine di giugno, che segnerà i nostri passi per i prossimi anni, nell’inserto.
Lo sforzo è grande, ma incomparabile è la meta che ci attende: niente ci può fermare. Coraggio, allora. Nuove sfide ci attendono e noi siamo pronti ad affrontarle con l’allegria e l’entusiasmo di sempre.

Rossi Valter

Le domande dei catechisti

Suor Carmela Busia

Ho ancora qualcosa da dare?

preteen boy in protection mask on the highway city background

Dopo questo lungo periodo di lontananza dai ragazzi mi ha preso la paura. Cosa posso fare per loro? Sarò capace di offrire qualcosa di significativo? O trasmetterò le mie paure e le mie ansie? Mi sento inadeguata…

Carissima catechista, non è strano sentire paura e ansia e un certo senso di inadeguatezza di fronte alle nuove sfide che il dopo-pandemia ci propone. Ma occorre reagire per aiutare i ragazzi e le ragazze che incontreremo a rileggere questo periodo e renderlo Storia di Salvezza.
Per questo proviamo a sottolineare alcune parole-simbolo che dovranno caratterizzare il nostro compito di accompagnatori nella fede.
Fragilità
Alcune parole che rischiavamo di perdere dal nostro vocabolario con i ragazzi si sono presentate con forza: ci si ammala e si muore. Il mondo, la pubblicità, i social oscurano da sempre queste verità. I ragazzi si sono trovati di fronte ad uno “spaesamento e uno sconcerto” iniziale che li ha portati a farsi domande sul senso della vita. Alcuni si sono potuti confrontare con i genitori, altri invece hanno vissuto la solitudine. Come educatori dobbiamo raccogliere la sfida a riconoscerci fragili e accompagnare i ragazzi nel rileggere questo vissuto.
Gratitudine
I ragazzi in questo tempo hanno imparato il valore delle piccole cose, ad apprezzare maggiormente ciò che avevano. Per alcuni di loro è stata un’occasione per riscoprire piccoli gesti a portata di mano, dallo spendere più tempo per parlare con i genitori, al giocare con i fratelli, all’aiutare in alcuni lavoretti a casa, al poter cucinare con i genitori. Come educatori siamo chiamati a far crescere un senso di gratitudine nella nostra vita e in quella dei ragazzi.
Tempo
I ragazzi si sono ritrovati con molto tempo da impegnare in maniera diversa da come erano abituati. Molti hanno vissuto il rischio di “perdere tempo”, altri si sono ritrovati a rendersi conto di dover mettere in campo risorse che non credevano di avere. Si sono sperimentati nella gestione diversa del tempo in autonomia. Un tempo che ha permesso loro, quando si sono lasciati guidare da adulti, di farsi domande rispetto a Dio: “Dio dove sei?” e ad alzare a Dio preghiere semplici di vicinanza. Come educatori vogliamo continuare a scoprire noi per primi la presenza di Dio in questo tempo e ad aiutare i ragazzi a credere in un Dio che ama l’umanità.
Relazioni
Quasi la totalità delle relazioni è passata da un monitor. I ragazzi stessi hanno però sperimentato che questo non basta. Noi siamo il nostro corpo, le nostre relazioni. “Mi manca la scuola, mi manca riabbracciare le mie amiche, vorrei rivedere i miei nonni e stare con loro” sono affermazioni che dicono che i social sono strumenti ma non possono essere l’estensione della nostra persona. Come educatori possiamo accompagnare i ragazzi nel continuare a scoprire che non siamo virtuali ma siamo un corpo e abbiamo bisogno di relazioni.

Ma la messa è davvero la cosa più importante?

Ma la messa è davvero la cosa più importante?

Come mai durante la quarantena le messe sono state sospese?
Allora non è vero che la messa è la cosa più importante di tutte: prima viene la salute.

L’obiezione è plausibile: la sospensione delle celebrazioni durante l’emergenza sanitaria può aver dato l’impressione che la salute, quella fisica, sia più importante della salute spirituale, della salvezza dell’anima, e che i valori religiosi possano in qualche occasione essere messi da parte.
C’è un episodio molto conosciuto, raccontato dai tre evangelisti sinottici, che può fare al caso nostro.
Gli evangelisti stanno raccontando di una serie di discussioni che Gesù ha con i suoi oppositori, quando si avvicina uno scriba, o un maestro della legge, insomma un esperto, uno di quelli che le cose le sanno (anche perché all’epoca non erano molti a saper leggere e scrivere). Si avvicina a Gesù e gli chiede: «Maestro, nella Legge, qual è il più grande comandamento?». Forse voleva metterlo in difficoltà, o forse era sincero e si stava interrogando sulle cose importanti (un po’ come fate voi ragazzi). Gesù lo prende sul serio e gli dice: «Vedi, il comandamento più importante,
che riassume tutte le Sacre Scritture («la Legge e i Profeti») non è uno soltanto, ma sono due. Sono come due gemelli, di quelli che fai fatica a distinguere chi è l’uno e chi è l’altro. Il primo comandamento dice “Amerai il Signore tuo Dio sopra ogni cosa, con tutte il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”».
E san Marco annota anche la risposta del suo intervistatore, che dà ragione a Gesù e conclude dicendo: «Questo vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Gli olocausti e i sacrifici erano le “messe” del tempo, e qualcuno pensava che fossero la cosa più importante. Ma per Gesù non c’è nulla di più importante dell’amore che cerca il bene dell’altro ed è disposto a rinunciare a tutto per dimostrarlo. Ai suoi apostoli nell’ultima cena ha detto: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici».
E noi, durante la pandemia abbiamo fatto proprio così: abbiamo rinunciato a quanto di più importante avessimo, per dimostrare il nostro amore per gli altri, la nostra preoccupazione per la salute altrui, il nostro desiderio di collaborare per la salvezza di tutti.
Ecco il vero culto, il vero sacrificio gradito a Dio, il più grande comandamento. E se anche abbiamo dovuto rinunciare ad andare a messa, non abbiamo rinunciato a Dio, non lo abbiamo
messo al secondo posto, ma al primo, perché abbiamo detto: «Io starò bene solo se stanno bene gli altri», cioè abbiamo amato i nostri fratelli come fossimo noi stessi, obbedendo a quel comando che Gesù ci ha lasciato: «Tutto quello che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, lo avrete fatto a me».